venerdì 6 luglio 2012

PERCHE' IL GIOCO?

Ciao a tutti! Anche quest'estate è iniziata e tra Scipione, Caronte e Minosse, ho avuto l'occasione di leggere un articolo pubblicato qualche tempo fa sulla rivista Mondo Zero3, che vorrei commentare per voi, offrendovi degli spunti di riflessione. Esso non entra nello specifico del gioco simbolico, ma come sappiamo, il gioco in sè costituisce il contesto attraverso cui il bambino può esprimersi. Il bambino nel gioco soddisfa determinate esigenze, determinati impulsi, costituendo la prima fonte di sviluppo, perché attraverso il gioco egli può esprimersi, esplorare e sperimentare, relazionandosi con l'Altro, cosicché possa interiorizzare esperienze. Purtroppo oggi, come sottolinea l'articolo, è sempre più relegato ad una fase ri-creativa, perdendo l'originalità della creatività stessa, perché porta a ri-produrre immagini, costruzioni, qualcosa che è già stato fatto. I bambini di oggi sono accerchiati dall'abbondanza, dove un generale benessere li ha colmati di cose, spesso inutili, preferendo giocattoli, che Caggio ha definito di materia ingrata, perché frutto di un consumismo che attira l'uomo, che ha sempre meno tempo da dedicare alla fantasia, elemento che connota il gioco. Non da meno è l'aspetto affettivo: nel giocattolo c'è qualcosa che ci riguarda, per questo è auspicabile che duri nel tempo, affinché accompagni il bambino nel suo percorso di crescita. Tutto ciò deve avvenire in un ambiente che possa offrire piste molteplici, che rispetti la personalità dell'individuo, proponente e dinamico, al fine di promuovere la scoperta e la creatività. Concludo con una frase, che a mio avviso è significativa rispetto alla dimensione ludica e che si collega con quanto emerso dall'articolo: “Imparare a giocare significa apprendere che del mondo possono darsi diverse versioni, che l'esperienza può essere diversamente interpretata, che esiste la possibilità di pensare mondi possibili” (Bondioli).